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Il 16 maggio sarà la Giornata contro il body shaming: cosa prevede la nuova legge

Il 16 maggio sarà dedicato al contrasto del body shaming. Il Senato ha approvato lo scorso 1° ottobre il disegno di legge n. 1562, istituendo così la Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone. Obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno della derisione e della discriminazione legata al corpo, promuovendo una cultura del rispetto e dell’accettazione di sé. Il provvedimento non prevede stanziamenti economici né l’istituzione di una festività, ma mira a incoraggiare istituzioni pubbliche, scuole, enti del Terzo settore e associazioni a organizzare iniziative di informazione e prevenzione: convegni, dibattiti, manifestazioni culturali e campagne di comunicazione dedicate.

Un simbolo fucsia per promuovere il rispetto

Il colore scelto per contrassegnare la Giornata è il fucsia, simbolo – si legge nel testo di legge – di “ottimismo dinamico e dell’evoluzione personale che porta all’affermazione di sé”.
Una tonalità voluta per rappresentare il contrasto un fenomeno che colpisce trasversalmente tutte le età e i contesti sociali, e che trova nel mondo digitale un amplificatore potente. Particolare attenzione viene infatti riservata all’uso consapevole delle tecnologie e dei social media, strumenti che, se da un lato favoriscono l’espressione individuale, dall’altro possono diventare veicolo di insulti, paragoni tossici e diffusione di modelli estetici distorti.

Cos’è il body shaming

Il termine body shaming indica atti di derisione, critica, discriminazione o umiliazione basati sull’aspetto fisico di una persona, ad esempio commenti su peso, forma del corpo, taglia, caratteristiche corporee ritenute “non conformi” a un ideale estetico. La denigrazione è strettamente legato al peso stigma, ossia a giudizi negativi o a discriminazione verso le persone per via del loro peso corporeo, e può provenire da pari (coetanei), famiglia, media, social networks.

Scuole, enti e media in prima linea

La legge invita le istituzioni scolastiche a promuovere, nell’ambito della propria autonomia, percorsi educativi e momenti di riflessione dedicati alla comprensione del body shaming e delle sue conseguenze sulla salute fisica e mentale. Le scuole potranno proporre laboratori, dibattiti e attività didattiche volti a far comprendere il valore dell’autostima e del rispetto per le diversità corporee. Allo stesso tempo, la Rai è chiamata a garantire spazi adeguati nella programmazione nazionale e regionale per la diffusione di contenuti educativi e campagne di sensibilizzazione, in linea con le finalità della Giornata.

Dal Parlamento: “Un segnale politico e culturale di civiltà”

Durante il dibattito parlamentare, la senatrice Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato e componente della Commissione Segre, pur riconoscendo che “l’istituzione di una giornata nazionale contro il body shaming sicuramente non risolve il problema del linguaggio d’odio, ha definito il provvedimento “un atto importante che serve ad aprire una discussione nel Paese”. “Il body shaming – ha dichiarato – è un tema culturale delicato, con risvolti sanitari, sociali, nei media, nei social, a scuola e in famiglia. E riguarda le nostre giovani generazioni, sempre più strette nell’isolamento, nel rapporto complicato con i social, che va regolato, ma senza divieti””.

Anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella ha sottolineato che il body shaming “rappresenta un grave problema di salute psicologica e sociale, particolarmente insidioso per i giovani più vulnerabili”, definendo l’istituzione della giornata “un primo passo utile per accendere i riflettori su una realtà spesso sottovalutata”.

Le critiche

Non sono mancate osservazioni critiche. Alcuni parlamentari hanno evidenziato la proliferazione delle giornate nazionali e la scarsa utilità di istituire giornate simboliche senza accompagnarle con interventi concreti come il potenziamento dei centri sociosanitari e dei programmi educativi nelle scuole, e senza fissare regole più chiare per i contenuti veicolati sui social network.

Molti osservatori hanno inoltre richiamato l’attenzione sull’urgenza di integrare l’educazione all’affettività e al rispetto delle diversità nei percorsi scolastici e familiari, per radicare in modo duraturo una cultura non discriminatoria.

Un fenomeno sociale e sanitario

Le ricerche mostrano come il body shaming abbia conseguenze psicologiche reali, tra cui la riduzione dell’autostima, l’insorgenza di disturbi alimentari, ansia e depressione. E che il fenomeno riguarda tutta la popolazione, non solo i più giovani. In Italia, secondo l’Istat, oltre il 6 % degli adolescenti dichiara di essere deriso per il proprio aspetto fisico almeno una volta al mese, mentre secondo l’Osservatorio Indifesa 2024 di Terre des Hommes nel 79 % dei casi di violenza psicologica o verbale sui giovani, inclusi bullismo e cyberbullismo, l’aspetto fisico risulta tra i motivi principali. Attualmente non ci sono stime robuste per tutta la popolazione.

Giovani

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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