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La Gen Z si rivolge a ChatGpt per risolvere i problemi di cuore

Quando l’amore inciampa, la Gen Z non chiama più un amico… ma chiede a ChatGpt. Da “Come lo lascio senza ferirlo?” a “Come le spiego che mi ascolta, ma non mi capisce?”: le domande che i giovani rivolgono all’intelligenza artificiale sono diverse e coinvolgono tutti gli aspetti di una relazione.

A rilevarlo è il 14esimo studio annuale Singles in America, realizzato dal Kinsey Institute, in collaborazione con l’app di incontri Match, il quale ha coinvolto un campione rappresentativo di 5.001 single statunitensi di età compresa tra 18 e 98 anni, suddivisi per fasce di età: Generazione Z (18-27), Millennial (28-43), Generazione X (44-59) e Baby Boomer (over 60).

Ciò che è emerso è che ci si affida all’Ai per cercare un partner, soddisfare le aspettative future, capire se si condividono gli stessi ideali con la propria metà, chiede consigli amorosi e – se necessario – dire “addio” senza spezzare cuori. Un dato che non sorprende è che a ricorrere all’Ai con più frequenza sia quasi un giovane su due, perché nell’epoca delle relazioni moderne non ci si preoccupa più dell’amante, ma di un nuovo “terzo incomodo”: ChatGpt.

Ma andiamo con ordine.

L’Ai nelle relazioni

Influenzati dalle relazioni di coppia che vedono online, sui social media o nelle serie tv – il 21% dichiara di ispirarsi a quelle come modello per la propria relazione -, i giovani della Gen Z credono che ChatGpt sia un ottimo ascoltatore, qualcuno al quale rivolgersi per risolvere le controversie con il proprio partner o, peggio, con la propria “situationship”, cioè quelle relazioni che restano nel limbo dei sentimenti senza mai arrivare ad ufficializzarsi e che, spoiler: rischiano di concludersi prima di quando desiderato.

“I single di oggi rifiutano l’approccio standardizzato agli appuntamenti”, ha affermato il dottor Justin Garcia, direttore esecutivo del Kinsey Institute e Consulente Scientifico Capo di Match. “Il desiderio umano di amore non è cambiato, ma il modo in cui gli adulti single lo ricercano e lo privilegiano si sta evolvendo radicalmente. Lo studio Singles in America di quest’anno mostra che i single di oggi stanno raddoppiando gli sforzi per trovare relazioni che percepiscano come autentiche”.

Una condizione, però, che non riguarda solo i più giovani. Sul totale degli intervistati, il 26% ha usato l’Ai per gestire una conversazione o un appuntamento. Ma cosa viene chiesto all’intelligenza artificiale?
1. Il 10% degli intervistati la usa per scrivere il primo messaggio;
2. Il 44% le chiede di filtrare gli appuntamenti, scegliere al proprio posto quale sia il/la più adatto/a;
3. Il 26% la usa per rendere gli appuntamenti più “facili”.

In alcuni casi, però, si verificano dei punti d’ombra e di non ritorno e, cioè, quando l’Ai diventa esso stesso il partner. Il 16% degli intervistati dichiara di aver interagito con l’Ai come compagno di vita, percentuale che sale al 33% nella Gen Z e al 23% nei Millennials. Spesso, questo tipo di relazioni si classificano tra le più tossiche in quanto basate tra un essere umano e una macchina e, in alcuni contesti, con gravi ripercussioni sulla salute mentale dei coinvolti.

L’impegno di ChatGpt

La società creatrice di ChatGpt, OpenAi, ha deciso di impegnarsi maggiormente in questa direzione. “La settimana scorsa abbiamo condiviso quattro aree di interesse relative all’aiuto alle persone nei momenti di maggiore difficoltà”:

  1. Ampliare gli interventi a un numero maggiore di persone in situazione di crisi;
  2. Facilitare il contatto con i servizi di emergenza e l’assistenza da parte di esperti;
  3. Attivare le connessioni ai contatti fidati;
  4. Rafforzare le misure di protezione per gli adolescenti.

Soprattutto riguardo i più giovani, ChatGpt ha chiarito: “Molti di essi utilizzano già l’intelligenza artificiale. Sono tra i primi nativi dell’Ai, cresciuti con questi strumenti come parte integrante della loro vita quotidiana, proprio come le generazioni precedenti con internet o gli smartphone. È un’opportunità per favorire il sostegno, l’apprendimento e la creatività, ma implica anche che le famiglie e i ragazzi potrebbero aver bisogno di appoggio per stabilire delle regole salutari adatte alla fase di sviluppo del giovane”.

Con questo scopo, a partire dal prossimo mese, la società OpenAi introdurrà il Parental control. I genitori potranno:

  • Collegare il proprio account con quello dei figli adolescenti (età minima 13 anni) tramite un semplice invito via e-mail.
  • Controllare le risposte di ChatGpt ai propri figli adolescenti mediante regole di comportamento adeguate all’età, attivate per impostazione predefinita.
  • Scegliere quali funzioni disattivare, tra cui la memoria e la cronologia delle chat.
  • Ricevere notifiche quando il sistema rileva che il figlio adolescente si trova in un momento di grave disagio. Il parere di esperti guiderà questa funzionalità per favorire la fiducia tra genitori e adolescenti.

“Questi controlli si affiancano alle caratteristiche già disponibili per tutti gli utenti, tra cui i promemoria in app durante le sessioni prolungate per incoraggiare le pause. Questi provvedimenti segnano solo l’inizio. Continueremo a rafforzare il nostro approccio, guidati da esperti, con l’obiettivo di rendere ChatGpt il più possibile utile. Condivideremo con piacere i nostri progressi nei prossimi 120 giorni”, ha concluso la società in una nota.

Giovani

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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