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Tumore al seno, così la prevenzione arriva in azienda e l’Ai migliora il percorso di cura

La cultura della prevenzione è un pilastro del welfare, soprattutto alla luce delle difficoltà del Sistema sanitario nazionale. Se ne è parlato oggi, 18 novembre 2025, presso Palazzo dell’Informazione di Roma durante il terzo panel dell’evento “Salute e benessere come priorità sociale: le imprese e le istituzioni chiamate a dare risposte” organizzato dall’Adnkronos ed Eikon Strategic Consulting Italia in apertura della Social Sustainability Week.

Benessere e cura, Giammaresi: “Così portiamo la prevenzione in azienda”

“Komen Italia è un’associazione no-profit che opera nel campo della prevenzione dei tumori del seno da oltre venticinque anni. Nasce negli Stati Uniti da una promessa d’amore che la fondatrice di Komen, Nancy Brinker, fece a sua sorella, scomparsa a soli trent’anni per un tumore al seno. La promessa era quella di rendere il tumore al seno una malattia sempre più curabile e stiamo lavorando per questo”, esordisce Silvia Giammaresi, Head corporate fundraising Komen Italia, prima di entrare nel dettaglio dell’operatività.

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Silvia Giammaresi, Head corporate fundraising Komen Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

“Negli anni Duemila è stato esportato dagli Usa il progetto Race for the Cure, che è la manifestazione con cui siamo conosciuti. Fin da subito abbiamo cambiato il format americano: rispetto a fare una semplice corsa-passeggiata, in Italia abbiamo voluto creare un ‘Villaggio della Salute’ per dare risalto alla prevenzione. In questi quattro giorni offriamo prestazioni sia di prevenzione secondaria, che di prevenzione primaria perché siamo convinti che la base siano i corretti stili di vita che ciascuno di noi deve tenere”.

“Su questo filone – spiega ancora Giammaresi – nel 2017 abbiamo creato il progetto ‘Carovana della Prevenzione’: abbiamo acquistato unità mobili di mammografia, senologia e polifunzionali ginecologiche con l’obiettivo di portare la prevenzione ovunque, soprattutto dove questa arriva con più difficoltà sia per motivi territoriali che socio-culturali. Questo progetto ci permette di attivare percorsi di prevenzione secondaria anche all’interno delle aziende”.

Alla base di questa scelta, c’è una consapevolezza chiara: “La vita di tutti noi diventa sempre più frenetica e fare delle visite, siano esse di routine o di controllo approfondito, non è sempre facile”, spiega Giammaresi che sottolinea l’impegno delle imprese: “Le aziende si sono rese conto che c’era questa necessità e abbiamo iniziato a collaborare offrendo dei percorsi di prevenzione inizialmente con il focus sul tumore del seno. In un secondo momento, le aziende ci hanno evidenziato la necessità di fare una strategia di equity gender e di uguaglianza territoriale e quindi abbiamo ampliato l’offerta del nostro pacchetto di prevenzione. Ad oggi portiamo la prevenzione in azienda in tutti i territori del Paese e non solo in quelle che ospitano le sedi principali delle aziende”.

Non solo controlli ed esami: “Tutto questo – conclude Giammaresi – si unisce a un percorso di formazione e sensibilizzazione rivolta ai lavoratori delle aziende che chiedono la nostra collaborazione”.

Tumori al seno, Magno: “Non si parli solo di sopravvivenza, si punti alla vitalità”

“Se immagino una persona che ha un futuro incerto, penso a una paziente che ha avuto un problema temporale”, esordisce Stefano Magno, Chirurgo senologo, Responsabile Centro Komen Italia per i trattamenti integrati in oncologia, nonché membro della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. “Oggi – spiega Magno – riusciamo a curare quasi la totalità dei casi di tumore al seno, ma bisogna parlare anche di vitalità e non solo di sopravvivenza.
Per questo, “accanto ai percorsi di cura standard, bisogna impostare un percorso che punti al benessere psico-fisico della persona immediatamente. Un percorso – specifica Magno – che non è alternativo, bensì integrativo rispetto ai percorsi di cura standard. L’obiettivo è far tornare la paziente a una vita piena e permetterle un reingresso efficace nel mondo lavorativo.


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Stefano Magno, Chirurgo senologo, Responsabile Centro Komen Italia per i trattamenti integrati in oncologia

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli strumenti sono vari e tra questi rientra anche quello della medicina narrativa che permette alle donne di raccontare in prima persona qual è stata la loro esperienza con la malattia. Anche dopo la remissione biologica della malattia, infatti, spesso le pazienti non riescono a tornare alla vita piena e dignitosa. Si può cambiare questa situazione solo lavorando sulle risorse che la persona ha al suo interno e sulla sua rete sociale”, un elemento, quest’ultimo, su cui ha insistito anche Cristina Cenci, Senior partner di Eikon Strategic Consulting Italia nella prima parte del panel.

La tecnologia e il benessere, Carbognin: “Così l’Ai rende più efficiente il nostro percorso di cura”

Anche per Luisa Garbognin, Oncologa, membro della Fondazione della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, la testimonianza diretta delle pazienti è centrale nel percorso di cura e di reinserimento sociale.

Luisa Garbognin, Oncologa, membro della Fondazione della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs
Luisa Garbognin, Oncologa, membro della Fondazione della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs

 

 

 

 

 

 

 

 

“Nel nostro centro integrato di senologia abbiamo messo l’innovazione digitale a disposizione della cura della persona. Per farlo, in questi anni abbiamo condotto per le pazienti affette da tumore alla mammella una serie di progetti che prevedono l’utilizzo del diario digitale. Questo strumento dà loro la possibilità di raccontare la propria storia, il proprio vissuto, ma anche le risorse e le difficoltà che le pazienti hanno incontrato nel loro percorso di cura. In questo modo – spiega Carbognin – abbiamo modo di conoscere meglio le esigenze delle pazienti e in che modo le nostre parole possono avere un impatto sulla loro vita e sul loro benessere. Abbiamo potuto approfondire l’importanza delle terapie integrate in tutte le fasi, anche in fase di follow-up oncologico, quando il trattamento è terminato”.

Dalla convinzione che questa sia la strada giusta, il Policlinico Gemelli ha attuato il progetto dal nome evocativo: “Narrarti”.

I migliori risultati si hanno quando alla natura umana si affianca la tecnologia: “Nel nostro percorso abbiamo implementato l’intelligenza artificiale. L’Ai ci permette di catturare con anticipo eventuali rischi di tossicità che i nostri trattamenti possono rilasciare. In questo modo, il medico può intervenire tempestivamente ed evitare che un effetto collaterale possa diventare invalidante. I risultati benefici riguardano la paziente e l’intero sistema sanitario nazionale perché migliora la gestione complessiva del percorso di cura che affrontiamo ogni giorno”, conclude Garbognin.

Sul punto: L’intelligenza artificiale può rilevare il cancro al seno con cinque anni di anticipo

Welfare

giovanni.palmisano@adnkronos.com (Giovanni Palmisano)

© Riproduzione riservata

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