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Manovra, cosa chiedono medici e infermieri per la sanità pubblica

(Adnkronos) – E’ partito con l’approvazione del Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) il percorso che porterà al varo della legge di Bilancio 2025. Ogni settore è pronto a rivendicare maggior attenzione in termini di risorse, così anche la sanità pubblica. Il Documento programmatico conferma che si andrà a rifinanziare il Fondo sanitario nazionale, ma la partita è se si limiterà ai 4 miliardi aggiuntivi già previsti per il 2026 dalla precedente Manovra o ci sarà davvero un ulteriore aumento per il Fondo sanitario come spera il ministro della Salute Orazio Schillaci, già da tempo in stretto collegamento con il Mef. Ad osservare la partita sulla legge di Bilancio ci sono soprattutto i lavoratori del Ssn, i medici e gli infermieri, che vorrebbero risposte concrete a richieste che pongono sul piatto la resistenza stessa della sanità pubblica. L’Adnkronos Salute ha raccolto le loro richieste. 

La prossima Manovra che il Governo dovrà varare deve prevedere “un investimento sui professionisti con risorse ‘ad hoc’ che prescindano da quelle che servono per far funzionare il Servizio sanitario nazionale. Sappiamo che servirebbero almeno 5 miliardi in più in Manovra. Ma per i professionisti del Ssn serve un discorso a parte: vogliamo rendere appetibile la professione? Dobbiamo migliorare le condizioni di lavoro, pagarli meglio e di più”. Così Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, interviene sul Documento programmatico di finanza pubblica approvato al Consiglio dei ministri, che disegna la ‘cornice’ che conterrà la prossima legge di Bilancio. 

“Abbiamo già detto in più occasioni – dichiara il leader sindacale – che l’aumento” delle retribuzioni “può avvenire con una defiscalizzazione di una parte dello stipendio o attraverso un aumento dello stesso. La defiscalizzazione costerebbe meno allo Stato, l’incremento degli stipendi di più. Si può agire poi sulla specificità del professionista e sull’esclusività che è quella parte dello stipendio destinata a chi sceglie di lavorare solo per il Ssn. In entrambi i casi noi ci aspettiamo un aumento congruo. Defiscalizzare la specificità dei professionisti costa 350 milioni di euro, aumentarla costerebbe quasi il doppio”.  

Secondo i dati del Dpfp, la spesa sanitaria crescerà progressivamente dai circa 138 miliardi del 2024 fino a oltre 155 miliardi nel 2028. In rapporto al Pil, la spesa rappresentava il 6,3% nel 2024 e salirà al 6,5% nel 2026. Per molti osservatori ancora poco rispetto ad altri Paesi Ue.  

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha più volte dichiarato che “ci saranno le risorse per la sanità”, ma ad oggi “nel Documento programmatico di finanza pubblica”, approvato al Consiglio dei ministri, “non c’è nulla. Per 2026 è già previsto un incremento di 4 miliardi, quindi nella legge di Bilancio ci deve essere un ulteriore aumento, serio e solido, rispetto a quelle risorse. Di certo non vogliamo mance o mancette”. Così Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, puntualizzando inoltre che “occorre stoppare le risorse al privato perché ancora non si fa carico del rinnovo del contratto dei medici del settore: 10mila colleghi che attendono, in alcuni casi da più di 20 anni, che Aiop e Aris rinnovino”.  

“Q
uesta Manovra non può non destinare risorse specifiche agli infermieri. Parliamo della categoria più in sofferenza nel panorama della sanità italiana. E non lo diciamo solo noi: lo stesso ministro della Salute Schillaci ripete da tempo quanto ci sia bisogno di infermieri e quanto sia sempre più complicato reperirne”. Così Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche. 

“Dunque, se vogliamo cominciare ad arrestare la fuga da questa professione, tra dimissioni precoci e ricerca di lavoro all’estero, e rendere di nuovo appetibile il nostro lavoro per i giovani, servono risorse ‘ad hoc’ in Manovra, senza demandarle alla contrattazione – sottolinea – Chiediamo fondi per l’indennità di specificità infermieristica, visto che la differenza con gli altri professionisti è di soli 35 euro lordi mensili, ma anche per raddoppiare le indennità di disagio, ferme dagli anni ’90, riservate al personale turnista. Che poi – conclude Bottega – è il personale che svolge l’attività più usurante e di cui c’è maggiore carenza”. 

salute/sanita

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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