(Adnkronos) – Oltre 2 anni in più di sopravvivenza libera da malattia – 36,6 mesi rispetto ai 13,4 della terapia standard – e una riduzione del 42% del rischio di morte a un follow-up mediano di 39,4 mesi. Sono i numeri valutati da un comitato di revisione indipendente dello studio Dreamm 7 (494 pazienti arruolati), che per chi soffre di mieloma multiplo – il secondo tumore del sangue per incidenza con 6.590 nuove diagnosi registrate ogni anno in Italia – significano una svolta importante nella cura. Il trial ha confrontato la combinazione belantamab mafodotin, bortezomib più desametasone (BVd) con la terapia attualmente d'elezione costituita da daratumumab, bortezomib e desametasone (DVd) in pazienti con mieloma multiplo recidivante o refrattario, già trattati in precedenza e andati in progressione. Il valore dimostrato dalla tripletta con belantamab rispetto allo standard of care, si vede anche nel Dreamm 8, studio clinico di fase III multicentrico, in aperto, randomizzato, di cui ulteriori aggiornamenti vengono presentati da Gsk al Congresso europeo di ematologia (Eha), in corso a Milano da oggi al 15 giugno. Nel caso specifico del Dreamm 8 – dettaglia una nota – ad essere valutata è stata l'efficacia e la sicurezza di belantamab mafodotin in combinazione con pomalidomide più desametasone (BPd) rispetto a bortezomib, pomalidomide e ancora desametasone (PVd). Tutti i 302 partecipanti erano stati precedentemente esposti a lenalidomide e in larga parte erano anche refrattari. Cosa è emerso? Un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della cosiddetta progression free survival (Pfs): a un follow-up mediano di 28 mesi, la Pfs mediana ha raggiunto i 32,6 mesi con la tripletta BPd rispetto a 12,5 mesi del braccio di controllo PVd. Alla fine di un anno, l'80% dei pazienti nel gruppo trattato con BPd, rispetto al 67% nel gruppo di combinazione PVd, era vivo e non era andato incontro a progressione. Dreamm 7 e 8 arrivano al Congresso Eha forti del recente via libera alle combinazioni con belantamab del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Agenzia europea dei farmaco (Ema), che ne ha raccomandato l'approvazione, prevista in Europa nel terzo trimestre del 2025. Sulla scorta di questi numeri potrebbe quindi essere ridefinito il trattamento già dalla prima recidiva, dove cioè sono necessarie opzioni più efficaci. Un ulteriore elemento da non sottovalutare: belantamab mafodotin ha il vantaggio della somministrazione ambulatoriale e non richiede pre-medicazione o l'ospedalizzazione. "I risultati di Dreamm-7 – afferma Alessandro Corso, direttore Struttura complessa di Ematologia, direttore di Dipartimento di Oncologia dell'ospedale di Legnano Asst Ovest Milanese – mostrano come belantamab mafodotin in combinazione con BorDex rappresenti un miglioramento significativo rispetto al regime a base di daratumumab in un contesto di trattamento del mieloma multiplo di seconda linea, anche in pazienti refrattari alla lenalidomide, farmaco ampiamente usato in prima linea. Dreamm 8 mostra invece di essere molto efficace anche in un setting di pazienti molto difficili da trattare cioè quelli refrattari sia a lenalidomide che a daratumumab". "Insomma – conclude Corso – le terapie anti-Bcma (anti-B-cell maturation antigenin, ndr) in generale stanno contribuendo a migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti da mieloma multiplo e, in particolare, belantamab mafodotin mostra il vantaggio di una somministrazione in Day Hospital anche in centri ospedalieri più periferici". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Mieloma multiplo, terapia con 3 farmaci triplica la sopravvivenza dei pazienti
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