(Adnkronos) – Nell’ambito della 7ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile dedicata a “Democrazia partecipata. La sfida delle Intelligenze Relazionali”, Michael Spence, Premio Nobel per l’Economia 2001, ha tenuto la sua Lectio Civilis all’interno del panel “La disuguaglianza delle Nazioni”, approfondendo le fratture della crescita nell’economia globale e le condizioni per renderla più equa nell’era dell’intelligenza artificiale. Muovendo dalla cornice valoriale dell’economia civile — inclusione, cooperazione e responsabilità condivisa — Spence ha collegato i nodi della produttività europea con il tema generale del Festival: allenare le intelligenze relazionali per una democrazia più solida nell’impatto delle nuove tecnologie.
“Le soluzioni sono più chiare sul piano economico che su quello politico”, ha affermato, indicando come decisiva una maggiore integrazione europea sui fronti che richiedono scala e investimenti comuni. “L’Europa deve sfruttare la dimensione del suo mercato — innovazione, mercati dei capitali, dinamismo — seguendo la direzione tracciata dai rapporti Draghi e Letta. Non significa centralizzare tutto, ma condividere a livello europeo ciò che richiede grandi risorse, come cloud e infrastrutture per l’IA, oggi insufficienti per i costi che i singoli Stati non possono sostenere”. Accanto alla leva europea, Spence ha richiamato la necessità di ridurre frammentazione e iper-regolazione soprattutto nei servizi e di procedere con riforme nazionali “nel settore finanziario e nel mercato del lavoro”. Centrale, per uscire dalla stagnazione, anche il capitolo talenti: “Dobbiamo attrarre e trattenere i giovani più capaci. Senza opportunità adeguate, molti — in Italia come in altri Paesi — emigrano verso gli Stati Uniti, specie in ambito tecnologico e biomedicale. Senza talenti, i modelli di crescita non cambiano”.
Ampio il passaggio sull’intelligenza artificiale e i rischi di polarizzazione sociale. Spence ha invitato a bilanciare automazione e ‘augmentazione’: “L’IA può allargare le diseguaglianze se l’adozione è disomogenea: chi la adotta per primo beneficia di più. La risposta è orientarla a potenziare le capacità umane, non a sostituirle”. Possibili leve inclusive passano da strumenti ad accesso universale: “Un assistente digitale universale, capace di leggere tutto e comprendere ogni lingua, può democratizzare l’accesso alla conoscenza — dalla ricerca ai servizi sanitari nelle aree rurali”. Ma, ha avvertito, “la diffusione capillare è cruciale: se l’IA resta confinata al tecno-finanziario, i benefici saranno diseguali. L’open source, anche spinto dall’innovazione cinese, sta abbassando le barriere d’accesso allo sviluppo e all’uso: è un segnale molto positivo”. Nel solco del Festival, la Lectio ha ribadito che la partecipazione e le relazioni sono un antidoto alle derive tecnologiche: l’IA al servizio delle persone, accompagnata da istituzioni capaci di diffonderne i benefici tra settori, imprese e territori, può diventare un motore di crescita inclusiva. Un messaggio che dialoga con l’obiettivo del Festival: promuovere comunità più inclusive e innovative e un modello di sviluppo generativo.
—
economia
webinfo@adnkronos.com (Web Info)