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Disney disposta a riportare in onda Jimmy Kimmel: “A patto che abbassi i toni”

(Adnkronos) –
La sospensione improvvisa del 'Jimmy Kimmel Live!' da parte di Abc non è stata una decisione presa d'impulso, ma il culmine di giorni di tensione interne all'emittente. Secondo quanto rivelato da fonti alla Cnn, i vertici Disney hanno ribadito la volontà di riportare in onda il conduttore, a patto che accetti di moderare i toni dopo le polemiche seguite alla sue battute sui sostenitori di Donald Trump e sull'assassinio dell'attivista conservatore Charlie Kirk.  
Le dichiarazioni di Kimmel, arrivate a più riprese nei suoi monologhi di lunedì e martedì, hanno attirato l’attenzione della Commissione federale per le comunicazioni (Fcc), con il presidente Brendan Carr che ha minacciato di revocare le licenze di alcune affiliate Abc. La situazione è precipitata mercoledì, quando il gruppo Nexstar ha annunciato che non avrebbe trasmesso la trasmissione in diversi mercati locali. Di fronte al rischio di multe federali e alla crescente ondata di minacce di morte contro lo staff, il Ceo Bob Iger e la co-presidente Disney Entertainment Dana Walden hanno deciso di sospendere il programma per proteggere sia l’azienda sia i dipendenti. Per Kimmel, che secondo fonti dell'emittente ha sempre goduto di ampia libertà espressiva nel suo programma – anche per criticare Trump – e il cui contratto scade nel 2026, si tratta ora di valutare come e quando tornare davanti alle telecamere. Nelle prossime settimane si deciderà il futuro professionale del conduttore newyorkese, che nelle scorse ore ha dichiarato di volersi "ritirare in silenzio" dopo la sospensione del programma e le accuse del presidente americano. Ma fonti all'interno di Abc sarebbero aperte a un suo ritorno: "Tutti lo stimano e lo vogliono di nuovo in onda, ma deve abbassare i toni".  
"Siamo tutti Jimmy Kimmel": il fronte dei comici americani si è schierato compatto contro la sospensione del suo programma da parte di Abc, denunciando una grave minaccia alla libertà di espressione. Dalla Cbs alla Nbc, fino a Comedy Central, i volti più noti della late-night Tv statunitense hanno usato i loro programmi per esprimere solidarietà al collega, sospeso dopo le polemiche per i suoi commenti sull’omicidio dell’attivista conservatore Charlie Kirk. 
Stephen Colbert – anche lui finito recentemente nel mirino di Trump – ha aperto il suo show con un messaggio netto: "Siamo tutti Jimmy Kimmel", definendo la decisione di Abc "una censura palese" e "l’ultimo passo di una lunga campagna contro i critici dei media". Seth Meyers ha parlato di un "privilegio e un onore poter chiamare Kimmel mio amico", attaccando quella che ha definito "una stretta autoritaria sulla libertà di parola". Jon Stewart ha scelto invece la satira, trasformando il suo 'Daily Show' in una parodia di un programma "approvato dal governo", nel quale elogiava ironicamente "il Trump perfettamente abbronzato". 
Persino David Letterman, da tempo lontano dai riflettori televisivi, ha espresso preoccupazione parlando a un festival a New York: "Non si può licenziare qualcuno per paura o per compiacere un’amministrazione autoritaria. Non è così che funziona".  Non tutti però hanno difeso Kimmel: Greg Gutfeld di Fox News ha ricordato che "ci sono limiti alla libertà di parola sulla tv generalista" e che non si può trasformare il comico in un "martire del free speech". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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