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Israele, fine stato d’emergenza. Famiglie ostaggi: “No fase due piano Gaza senza ritorno salme”

(Adnkronos) –
Israele ha messo fine allo stato di emergenza in vigore nel sud del Paese dall’attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023. Lo ha annunciato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz. Come spiega il Times of Israel, lo stato di emergenza ha consentito al Comando del Fronte Interno dell’esercito israeliano di limitare gli assembramenti e chiudere alcune aree. Per la prima volta in oltre due anni, quindi, in Israele non ci sarà alcuna “situazione speciale” attiva. 

”Ho deciso di adottare la raccomandazione delle Idf e di rimuovere, per la prima volta dal 7 ottobre, la situazione particolare sul fronte interno”, ha affermato Katz in una nota. “La decisione riflette la nuova realtà della sicurezza nel sud del Paese, raggiunta grazie alle azioni determinate e potenti degli ultimi due anni delle nostre eroiche truppe contro l’organizzazione terroristica Hamas”, ha aggiunto. 

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar in una conferenza stampa a Budapest ha annunciato che Israele non accetterà la presenza delle forze armate turche nella Striscia di Gaza. “I Paesi che vogliono o sono pronti a inviare forze armate dovrebbero essere almeno equi nei confronti di Israele”, ha affermato Sa’ar. Le relazioni tra Israele e Turchia sono peggiorate durante la guerra nella Striscia di Gaza, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha criticato aspramente la campagna aerea e terrestre nell’enclave palestinese, paragonandone le azioni a quelle dei nazisti e accusando il Paese di genocidio. 

“La Turchia, guidata da Erdogan, ha adottato un approccio ostile nei confronti di Israele”, e “non solo dichiarazioni ostili, ma anche misure diplomatiche ed economiche”, ha affermato Saar in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto. “Quindi non è ragionevole per noi permettere alle loro forze armate di entrare nella Striscia di Gaza e non lo accetteremo, come abbiamo detto ai nostri amici americani”, ha aggiunto. 

Le famiglie degli ostaggi israeliani deceduti e i cui corpi sono ancora nella Striscia di Gaza hanno chiesto agli Stati Uniti e al governo di Benjamin Netanyahu di non procedere con la seconda fase del piano sul cessate il fuoco a Gaza fino a quando le salme dei loro cari non verranno restituite. ”Hamas sa esattamente dove si trova ognuno di loro”, si legge in una lettera dell’Hostages and Missing Families Forum, che aggiunge: ”Sono trascorse due settimane dalla scadenza stabilita nell’accordo per il ritorno di tutti i 48 ostaggi, eppure 13 rimangono prigionieri di Hamas”. 

L’Hostages and Missing Families Forum prosegue affermando che “le famiglie esortano il governo di Israele, l’amministrazione degli Stati Uniti e i mediatori a non procedere alla fase successiva dell’accordo finché Hamas non avrà adempiuto a tutti i suoi obblighi e restituito tutti gli ostaggi a Israele”. 

Intanto Hamas ha denunciato i “cambiamenti unilaterali del sistema politico” attuati dalla leadership dell’Autorità nazionale palestinese “senza un consenso nazionale”, dopo che il presidente Mahmud Abbas ha annunciato ieri un processo formale di successione in caso di potere vacante, che affiderebbe temporaneamente la presidenza al suo vice, Husein al Sheij.  

“I cambiamenti unilaterali al sistema politico da parte della dirigenza dell’Autorità nazionale palestinese, in violazione della Legge Fondamentale e senza consenso nazionale, così come i tentativi di sfruttare tali modifiche a vantaggio di alcune parti, hanno profondamente distorto il sistema politico e complicato la possibilità di riformarlo”, ha dichiarato il portavoce di Hamas, Hazem Qasem. “Hamas continuerà i propri sforzi per riformare il sistema politico nel quadro di un consenso nazionale – ha proseguito Qasem – Continueremo i nostri sforzi per costruire questo consenso e una vera unità palestinese che ci permetta di affrontare sfide senza precedenti nella storia della causa palestinese”.  

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webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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