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Manovra, su tavolo il ‘pacchetto banche’: da più Irap a misure su extraprofitti e deducibilità

(Adnkronos) – Affrancamento degli extraprofitti, aumento dell’Irap, interventi sulla deducibilità degli interessi passivi e delle perdite sui crediti, e la sospensione della deduzione dei componenti negativi connessi alle Dta. Sono queste, in sintesi, le misure contenute nel pacchetto ‘dedicato’ alle banche presente nella legge di bilancio 2026. Si tratta di interventi che, secondo le stime, arriveranno complessivamente a generare introiti a copertura della manovra per 4,24 miliardi di euro. Le misure ipotizzate, che ancora non trovano la piena unanimità nel governo, sono da giorni sul tavolo di discussione aperto con l’Abi, con l’obiettivo di arrivare a un accordo che da una parte garantisca le coperture previste ma che dall’altra non generi ‘irritazione’ da parte degli istituti bancari e non invii segnali negativi al mercato da parte di un settore che oggi, in Italia, gode di ottima salute. 

Secondo quanto calcolato da fonti bancarie interpellate dall’Adnkronos, sul fronte degli extraprofitti, il governo ha previsto la possibilità di affrancare i 6,2 miliardi di euro accantonati dagli istituti nel 2023 per sottrarsi al prelievo straordinario del 27,5% sui profitti eccedenti. L’aliquota di affrancamento, fissata al 27,5% per il 2025, è destinata a salire al 33% dall’anno successivo. Per rendere di fatto obbligatorio il versamento, l’esecutivo ha inserito una presunzione automatica di utilizzo del fondo a partire dal 2028, trasformando quello che sembrava un’opzione in una necessità contabile. Questo affrancamento, spiegano comunque le fonti, non comporta automaticamente la distribuzione di dividendi, che resta prerogativa degli organi amministrativi delle singole banche. Di conseguenza, anche l’eventuale gettito derivante dalla tassazione delle rendite finanziarie per circa 1,2 miliardi di euro, che graverebbe sugli azionisti in caso di distribuzione, non può essere contabilizzato con certezza tra le coperture della manovra. L’operazione nel suo complesso dovrebbe generare un gettito di 1,7 miliardi di euro. 

Sul versante dell’imposta regionale sulle attività produttive, l’Irap, le banche vedranno aumentare il proprio onere contributivo. L’aliquota, già maggiorata dello 0,75% rispetto a quella ordinaria, secondo quanto ipotizzato dal governo passerebbe dal 4,65% al 6,65%, con un incremento di due punti percentuali. Si tratta di una misura temporanea, circoscritta a un triennio, che il governo ha presentato come un contributo solidaristico del sistema finanziario al consolidamento dei conti pubblici. L’intervento dovrebbe assicurare entrate addizionali per circa 900 milioni di euro. 

Quanto alle deducibilità, prosegue il dossier visionato dall’Adnkronos, una delle novità più rilevanti riguarda il trattamento delle perdite su crediti. Il meccanismo attuale, che consente la deduzione integrale nell’esercizio in cui viene effettuata la svalutazione a bilancio, viene sostituito da una dilazione quinquennale: il 20% potrà essere dedotto nell’anno di competenza, mentre la quota residua dell’80% sarà spalmata sui quattro esercizi successivi. Sebbene l’intervento si presenti come fiscalmente neutro nel lungo periodo, la sua natura è quella di un differimento temporale del vantaggio fiscale. Per gli intermediari creditizi questo si traduce in un anticipo della pressione impositiva e in un impatto negativo sul risultato economico di breve termine, pur mantenendo inalterati gli effetti sul patrimonio nel medio-lungo periodo. L’operazione garantisce all’erario un afflusso immediato stimato in 500 milioni di euro. 

Circa la disciplina relativa alla deducibilità degli interessi passivi ai fini Ires e Irap, la percentuale scende dal 100% al 96%, allineandosi al trattamento già previsto per le società di gestione del risparmio. L’intervento, di natura tecnica ma con ricadute concrete, penalizza maggiormente gli istituti che fanno ampio ricorso alla leva finanziaria, rendendo meno conveniente il ricorso all’indebitamento. La ratio della norma è quella di armonizzare la normativa italiana con le direttive europee contro l’erosione della base imponibile (Atad), riducendo le asimmetrie tra diversi comparti economici. Gli interessi passivi oggetto della norma comprendono quelli relativi ai depositi della clientela, alle obbligazioni emesse, ai finanziamenti interbancari e alle operazioni di rifinanziamento presso la Banca centrale europea. La misura dovrebbe produrre un gettito di 440 milioni di euro. 

Il tassello finale, analizza il documento, è quello della determinazione del reddito imponibile degli istituti di credito. Per gli esercizi 2026 e 2027 viene introdotto un limite alla deducibilità di alcuni componenti negativi: perdite fiscali pregresse, Aiuto alla Crescita Economica (Ace) e attività per imposte anticipate (Dta). Nel dettaglio, tali strumenti potranno essere utilizzati solo entro il 45% del reddito imponibile nel 2026 e il 54% nel 2027, con rinvio agli anni successivi della quota eccedente. L’obiettivo dichiarato è evitare che l’elevata disponibilità di crediti fiscali neutralizzi l’efficacia delle altre misure contenute nella manovra. In pratica, si tratta di un differimento contabile che rafforza temporaneamente le entrate pubbliche, ma al contempo accresce la pressione fiscale immediata sulle banche con maggiore dotazione patrimoniale. Il gettito atteso ammonta a 700 milioni di euro. 

economia

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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