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mprese, patto catene del valore per rilancio competitività europea

(Adnkronos) – ''In un panorama globale in rapida evoluzione segnato da tensioni geopolitiche, tecnologie dirompenti e competizione sempre più intensa, l'Unione Europea rischia di perdere ulteriore terreno rispetto alle potenze mondiali come Stati Uniti e Cina. Pur avendo una solida base manifatturiera, l'influenza dell'Europa nelle catene del valore globali rimane limitata, con relativamente poche aziende che raggiungono lo status di campioni globali. Per rilanciare la propria competitività, l'Ue deve creare un ambiente che consenta a più imprese di crescere, innovare e coordinare reti di valore complesse''. È questa la premessa dello studio 'Driving the future: lead firms as engines of innovation and sustainability for Italian and European industrial value chains', elaborato da Teha group in collaborazione con Philip Morris Italia, presentato oggi nell'ambito della 51esima edizione del Forum Teha di Cernobbio. La ricerca ha beneficiato del contributo di un Advisory Board di alto livello composto da personalità di primo piano del panorama istituzionale ed economico europeo: Daniele Franco (Presidente, Fondazione Policlinico Gemelli; ex Direttore Generale della Banca d'Italia; ex Ministro dell'Economia e delle Finanze 2021-2022), Elżbieta Bieńkowska (Board Chair, Centre for European Policy Studies – Ceps; ex Commissario UE per Mercato Interno, Industria, Imprenditorialità e PMI 2014-2019), Valerio De Molli (Managing Partner & Ceo, The European House – Ambrosetti), Pasquale Frega (President and Managing Director, Philip Morris Italia), Markus Kerber (Managing Partner, 1886 Ventures; ex Ceo e Managing Director della Federazione delle Industrie Tedesche – Bdi), ed Enrico Letta (Dean of the IE School of Politics, Economics, and Global Affairs, Ie University; ex Primo Ministro d'Italia 2013-2014). L'obiettivo strategico della ricerca è stato quello di identificare e misurare il ruolo delle Aziende capofiliera come leva competitiva cruciale per Italia ed Europa: di fronte alla crescente competizione globale con Stati Uniti e Cina, l'UE deve trasformare le proprie imprese leader in catalizzatori di ecosistemi industriali capaci di trascinare l'innovazione e la crescita dell'intero tessuto produttivo. Solo attraverso una comprensione sistematica di cosa rende un'impresa davvero "leader" – combinando influenza settoriale, capacità innovativa, dinamismo e visione strategica – l'Europa può costruire i campioni industriali del futuro e rilanciare la propria competitività sui mercati globali. Secondo Valerio De Molli, Managing Partner & Ceo di Teha Group e The European House – Ambrosetti, “La competitività dell'Europa è funzione diretta della competitività delle sue aziende: le top 100 lead firms pesano per il 32% del valore aggiunto industriale e il 42% della spesa totale in R&D, dimostrando il loro ruolo cruciale come motori dell'economia continentale. La politica industriale non può creare campioni dal nulla, ma deve rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita delle nostre imprese più promettenti. Il primo ostacolo è la frammentazione: abbiamo un Mercato Unico che è ancora lontano dall'essere davvero unico, come evidenziato chiaramente dai rapporti Letta e Draghi. Le nostre lead firms devono competere con giganti americani e cinesi che operano in mercati domestici di scala continentale, mentre noi le costringiamo a navigare 27 sistemi normativi diversi. È tempo di completare davvero l'integrazione europea per dare alle nostre aziende leader le stesse armi competitive dei loro rivali globali”. Secondo Pasquale Frega, Presidente e Amministratore delegato di Philip Morris Italia, “Le aziende leader hanno un ruolo strategico nel plasmare le catene del valore italiane ed europee per costruire modelli di crescita lungimiranti. Per fare questo, la collaborazione tra grandi e piccole imprese è essenziale. In Philip Morris Italia vediamo il ruolo di azienda capofiliera come una responsabilità industriale e sociale: creare valore lungo tutta la filiera attraverso investimenti in innovazione, sostenibilità e competenze. Questo è quello che facciamo con le 44.000 persone e le 8.000 imprese italiane coinvolte nella nostra filiera. Tale visione è coerente anche con il Patto delle Catene del Valore, un modello che mira a garantire stabilità e crescita, rafforza la competitività e sostiene le transizioni. Gli accordi di filiera che portiamo avanti dal 2011 con Coldiretti e il Ministero dell’Agricoltura sono un esempio concreto di questo modello. Ne è prova il fatto che l’89% delle aziende agricole coinvolte ha adottato soluzioni agritech, rispetto al 46% delle aziende che non ne fanno parte. Perché questa visione possa generare un impatto duraturo non possiamo essere soli. È fondamentale disporre di un quadro regolatorio chiaro e prevedibile, che non ostacoli l’innovazione e rafforzi la competitività del sistema industriale nazionale ed europeo”. Questi i punti chiave emersi dallo studio: primo, la competitività dell’Europa dipende in larga parte dalla competitività delle aziende capofiliera: le imprese leader, pur rappresentando meno dell’1% delle aziende manifatturiere, generano il 64% del valore aggiunto e il 43% dell’occupazione del settore. Queste aziende che combinano visione, agilità e innovazione guidano la crescita settoriale, mentre quelle che non riescono a evolversi fanno crollare interi sistemi industriali. Secondo, le 100 Aziende capofiliera Europee contribuiscono al 32% del valore aggiunto manifatturiero dell'Ue e i loro lavoratori generano in media 3,2 volte più valore aggiunto rispetto ai dipendenti delle piccole imprese. Terzo, le Aziende capofiliera sono laboratori di futuro: le prime 100 imprese manifatturiere leader in Europa investono circa il 42% del totale degli investimenti privati in R&S, pari a 149 miliardi di Euro. Quarto, l’Europa ha un problema di visione: alcuni dei settori industriali che pesano di più sul valore aggiunto europeo sono quelli che elaborano e comunicano una visione di futuro meno innovativa. Quinto, verso un Patto delle Catene del Valore: è possibile valorizzare il ruolo delle aziende Capofiliera per spingere verso l’alto digitalizzazione, sostenibilità e produttività delle filiere: un Patto delle Catene del Valore potrebbe trasformare le imprese leader in hub di competenze che trasferiscono attivamente skills, tecnologia e risorse alle pmi. Alla luce dei punti chiave emersi dallo studio, risulta evidente che il rafforzamento della competitività industriale europea richiede un’azione strategica mirata a valorizzare il ruolo delle aziende capofiliera. Per questo, lo studio propone cinque raccomandazioni di policy prioritarie per trasformare le imprese leader in motori di innovazione, sostenibilità e crescita condivisa: Primo garantire continuità alle politiche per l’innovazione: occorre definire quadri regolatori stabili e in grado di promuovere investimenti di lungo periodo e innovazione sostenibile, soprattutto nelle catene del valore strategiche. Regole chiare e coerenti offrono alle imprese un contesto prevedibile per investire nella transizione. Secondo semplificare l’accesso ai finanziamenti: occorre facilitare l’inclusione delle piccole e medie imprese nell’ambito del Patto delle Catene del Valore, coinvolgendole in programmi di innovazione e incentivando la collaborazione in R&S. Terzo promuovere il reskilling lungo le filiere: occorre sostenere la formazione continua e lo sviluppo di competenze specialistiche sfruttando il ruolo strategico delle aziende capofiliera in collaborazione con istituzioni educative. Quarto catene del valore 4.0: occorre accelerare la digitalizzazione delle filiere produttive, valorizzando il ruolo delle imprese leader nel diffondere innovazione e tecnologie avanzate, a supporto della produttività, sostenibilità e competitività dell’intero ecosistema industriale. Quinto meccanismi di monitoraggio e accountability: occorre creare un Osservatorio dedicato per valutare l’impatto dei Patti di Catene del Valore su produttività, occupazione e innovazione, garantendo trasparenza e orientamento strategico. Lo studio ha fatto leva su un'ampia attività di stakeholder engagement, che ha visto la partecipazione di vertici di imprese, istituzioni nazionali ed europee e associazioni di categoria in interviste riservate, oltre a un'analisi quantitativa su oltre 5.400 imprese manifatturiere europee. La ricerca offre un'analisi completa del ruolo delle Aziende capofiliera nell'ecosistema industriale europeo, combinando analisi qualitative e quantitative per evidenziare come la presenza o assenza di imprese leader forti possa catalizzare crescita, stagnazione o declino in interi settori. Nonostante quello di “azienda capofiliera” sia un concetto intuitivo e diffuso nel discorso pubblico, esiste un vuoto analitico e statistico su questa tipologia di azienda: non esiste una definizione univoca, né un criterio analitico per misurarne peso e impatto sull’economia Europea. La ricerca si è posta l’obiettivo di colmare questo vuoto, analizzando oltre 60 casi di imprese di successo e sviluppando un innovativo quadro analitico per la misurazione di impatto. Lo studio ha inoltre sviluppato un sistema proprietario di Ai e web scraping per identificare e comprendere la capacità delle aziende capofiliera europee di elaborare una visione di futuro, colmando un vuoto analitico su uno dei driver più strategici della competitività dell’Europa: l’innovatività delle sue aziende più grandi. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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