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LIVORNO – Moby Prince, sindaco Salvetti: “Commissione arrivi a verità”
Moby Prince, il 10 aprile 1991 la tragedia in rada a Livorno. 140 morti. Un solo superstite.
A Livorno per la commemorazione delle 140 vittime del Moby Prince con il sindaco Luca Salvetti il deputato Pietro Pittalis, presidente terza commissione parlamentare d’inchiesta Camera dei Deputati riunitasi alla vigilia dell’anniversario della strage con l’audizione di Andrea Romano. Romano presidente seconda commissione parlamentare d’inchiesta di cui Pittalis, col livornese Manfredi Potenti era vicepresidente. Audizione in un ideale passaggio di testimone tra il lavoro svolto e il lavoro da svolgere per arrivare alla verità.
Pittalis rappresentante ufficiale del presidente della Camera dei Deputati Fontana, “che ha promesso il massimo impegno”.
A Livorno Antonio Mazzeo, presidente Consiglio regionale della Toscana, la deputata Simona Bonafè, il consigliere regionale Francesco Gazzetti.
Nella sala consiliare di Palazzo Comunale di Livorno, interventi introdotti dal presidente Caruso, ancora una volta i familiari delle vittime della più grande tragedia della marineria civile italiana, quella del Moby Prince, le associazioni che lottano per la verità e per la giustizia, i sindaci delle città che hanno pianto vittime, autorità.
Luca Salvetti: “In questi cinque anni ho dovuto ascoltare insieme a voi pronunciamenti di giudici di varie procure che anziché chiarire il quadro lo hanno complicato all’inverosimile e seguire i lavori di due commissioni parlamentari, piuttosto inconcludente la prima, indubbiamente proficua la seconda.
Ora è partito il lavoro della terza commissione parlamentare, i cui componenti hanno immediatamente mostrato una grande voglia di dare un contributo concreto alla ricerca della verità. Auguriamo loro buon lavoro e invitiamo a concentrare la loro attenzione partendo dai dati significativi raccolti e delineate dai loro predecessori. In questo modo non ripartiremo ancora da zero e nessuno potrà ricacciarci nel baratro dell’incertezza, delle verità che non arriva mai e della giustizia che ci sfugge dalle mani anno dopo anno”.
Dopo l’iniziativa in Comune il corteo per le vie del centro con il momento culminate del lancio delle rose in mare al porto mediceo, dove si trova la lapide con i nomi, delle vittime del Moby Prince.
Intervenuti Antonio Mazzeo, Nicola Rosetti presidente dell’associazione 140 Moby Prince che ha ricordato con grande affetto Loris Rispoli, poi il vicepresidente Sergio Romboni. Quindi Daniele Atanasio Sisca, sindaco di Santa Sofia D’Epiro, Zoello Forni presidente Nazionale ANMIL, Stefano di Bartolomeo presidente territoriale Anmil. Quindi è stato proiettato un video messaggio del Ministro Ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare delegato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Nello Musumeci, sono stati letti una lettera del presidente del Senato e un messaggio del senatore Manfredi Potenti.
Chiara Tenerini, livornese, deputata Forza Italia, componente terza commissione d’inchiesta in aula a Montecitorio: “Non commemoriamo soltanto le 140 persone che hanno perso la vita nella più grande tragedia navale del nostro Paese. Oggi, a 33 anni dal disastro del Moby Prince, ricordiamo anche che l’Italia non ha reso giustizia a quelle vittime, ai loro familiari e a tutti coloro che hanno subito le conseguenze. Non aver ancora stabilito con certezza tutte le cause e le responsabilità del disastro del 10 aprile 1991 è un vulnus per la nostra democrazia che la nuova commissione di inchiesta dovrà sanare: ora è il momento della verità sul disastro del Moby Prince. Il nostro dev’essere un impegno solenne: andare fino in fondo per accertare le cause, i coinvolgimenti e le responsabilità, per indagare sulle opacità, sulle omissioni e sui tentativi di depistaggio.
Ora la commissione dovrà verificare le comunicazioni radio intercorse, i tracciati radar e quelli satellitari; le condotte di tutti i soggetti coinvolti, anche successivamente al disastro, le modalità di soccorso e le circostanze con le quali sono stati organizzati. Dovrà accertare le eventuali correlazioni tra l’incidente e traffici illegali di armi o rifiuti tossici dalla Somalia; i termini dell’accordo tra l’armatore del Moby Prince e la società SNAM/ENI, con particolare riferimento alle perizie sulla base delle quali furono erogati gli importi alle compagnie e ai familiari. Ora, lo dico da cittadina di quel territorio e componente della commissione di inchiesta, dobbiamo lavorare con un solo obiettivo: quello di fare piena luce su una delle più gravi ferite del nostro Paese”.
Antonio Mazzeo: “Abbiamo la necessità, tutti insieme, di chiedere verità e giustizia. Lo dobbiamo alle 140 vittime e all’impegno che i familiari stanno portando avanti da tanti, troppi anni”.
Mazzeo ha poi rivolto un ringraziamento ai familiari delle vittime, tra cui Nicola Rosetti e Sergio Romboni, “per quello che fate e per la dignità con cui portate avanti il vostro impegno”. Ha poi mandato un saluto a Loris Rispoli, che non era presente per problemi di salute. “Ricordo quando, accolto da lui, partecipai per la prima volta a questa commemorazione, le sue parole mi rimbombano nella mente e mi ricordano l’impegno che noi, come istituzioni, abbiamo preso”.
“Verità e giustizia che oggi ancora non ci sono, vanno perseguite con forza. Per questa ragione in Consiglio regionale abbiamo istituito l’Armadio della Memoria, una stanza dove sono custoditi ricordi e conservati documenti di alcuni fra gli eventi più drammatici che hanno colpito la Toscana. Tra questi, oltre alla strage del Moby Prince, anche quelle di Viareggio e della Costa Concordia, tragedie che hanno segnato la storia recente della nostra regione”.
“La Toscana è una terra che non si è mai voltata dall’altra parte. Siamo felici che sia ripartita la Commissione parlamentare di inchiesta, ma tutti noi dobbiamo prenderci la responsabilità di fare di più, i familiari delle vittime meritano una risposta definitiva che fino ad oggi non c’è stata. Noi cercheremo di esser al loro fianco, con tutte le nostre forze per arrivare alla verità e ottenere giustizia”.