FIRENZE – Il consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge sul fine vita della Regione Toscana, approvata a marzo.
Immediate le reazioni di tutte le parti politiche.
“Come presidente della Regione Toscana, esprimo profonda delusione per la decisione del governo di impugnare la nostra legge sul fine vita. Questa legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili”. Lo afferma il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
“La nostra normativa – aggiunge il presidente Giani – è stata elaborata in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito. In assenza di una legge nazionale, la Toscana ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali”.
“È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte – conclude Giani – Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone”.
“Non siamo sorpresi: il governo, ancora una volta, sceglie di impugnare una norma regionale di buon senso e di estremo valore per la dignità delle persone, approvata per dare attuazione proprio a una sentenza della Consulta – così Enrico Sostegni, presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale e Vincenzo Ceccarelli, capogruppo del Pd – Sarebbe stato più saggio e corretto assumersi le proprie responsabilità, indicando un percorso legislativo. Cosa di cui ci siamo fatti carico come Regione Toscana per dare concreta attuazione a una sentenza della Corte costituzionale senza con questo aver invaso competenze di altri. Il governo preferisce quindi porre questioni di competenza legislativa, secondo noi non fondate, invece di affrontare il tema del fine vita che la Corte ha ben riconosciuto e delineato. Se le motivazioni di questa impugnativa risiedono nella contrarietà a discipline regionali differenti, lo avevamo detto e ribadito, allora si faccia un legge nazionale, perché non è possibile ignorare il pronunciamento della Consulta. Se invece, con questa decisione, il governo ha voluto assecondare e cavalcare lo spirito di opposizione di alcune associazioni, che hanno svolto in questi mesi una campagna ideologica con tratti di pesante disinformazione, allora sarà finalmente la Corte costituzionale a fare chiarezza definitivamente. Rimane il rammarico, non per la Toscana ma per gli italiani, che ancora oggi si sia persa l’occasione di fare la cosa giusta“.
“L’impugnazione della legge toscana sul fine vita da parte del governo Meloni è un atto grave e inaccettabile, uno schiaffo a chi chiede soltanto rispetto e umanità nel momento più difficile della propria esistenza. Ancora una volta questo esecutivo si mostra prigioniero di una visione retriva, ipocrita e distante dai bisogni reali delle persone”. Così Irene Galletti, presidente del Movimento 5 Stelle Toscana, interviene dopo la decisione del governo di ostacolare la norma approvata dal consiglio regionale su iniziativa popolare.
“La legge toscana è un atto di responsabilità e civiltà. Non obbliga nessuno, ma offre regole chiare, tempi certi e tutele sanitarie a chi, nella sofferenza estrema, chiede di poter esercitare un diritto già riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Impugnarla significa cancellare, con un tratto di penna, la speranza di migliaia di cittadini”.
Galletti evidenzia poi la contraddizione politica del governo: “È paradossale che proprio chi invoca a gran voce l’autonomia differenziata per compiacere gli alleati, oggi si accanisca contro l’autonomia concreta e responsabile di una Regione che accogliendo una spinta civica propositiva, ha agito con coraggio e nel pieno rispetto della Costituzione. Una doppia morale che smaschera il vero volto di un governo incapace di dare risposte e pronto a colpire chi lo fa al suo posto”.
“Ricorrendo contro la nostra legge di iniziativa popolare Liberi Subito approvata dal consiglio regionale della Toscana, il governo prosegue nel disperato tentativo di impedire qualsiasi normativa – nazionale o regionale – che dia garanzie e diritti sulle scelte di fine vita. Per fare questo, il governo dell’autonomia differenziata fa ricorso per impedire l’esercizio dell’autonomia esistente. Ricordiamo però che il diritto all’aiuto al suicidio è stato affermato dalle sentenze 242 del 2019 e 135 del 2024, che hanno valore di legge. La nostra legge regionale serve solo a garantire modalità e tempi certi alle persone che chiedono la verifica al Servizio sanitario nazionale dei requisiti stabiliti dalla Corte e per evitare attese di mesi o anni – come quelle imposte a Federico Carboni, Laura Santi, Martina Oppelli, Fabio Ridolfi, Gloria”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
Intanto, di fronte all’inerzia del Parlamento, è atteso un nuovo intervento della Corte costituzionale, il quinto in sette anni, sul tema del fine vita, sui casi di Elena e Romano, accompagnati in Svizzera con un’azione di disobbedienza civile per poter ricorrere al suicidio assistito.
Di segno opposto i commenti del centrodestra: “Bene ha fatto il governo – scrive il deputato e vice coordinatore regionale toscano di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti – ad impugnare la scellerata legge proclamata dalla Regione Toscana, entrata in vigore tre mesi fa, sul suicidio medicalmente assistito. L’esecutivo ha ascoltato la nostra richiesta rispetto ad una norma che era chiaramente anticostituzionale, perché in piena violazione del reparto di competenze tra Stato e Regioni. La materia del fine vita, delicatissima, implica scelte di natura etica, morale e giuridica, ed è tema che riguarda esclusivamente lo Stato, e ribadiamo quindi che sarà il parlamento a legiferare. Non è accettabile che ogni regione legiferi, creando così caos normativo. Il governo, attraverso l’impugnazione, ha fatto da argine a questa ipotesi. Noi di Fratelli d’Italia siamo e saremo sempre contrari alla cultura dello scarto“.
“L’impugnazione da parte del Consiglio dei Ministri della legge toscana sul fine vita era prevedibile, fin da subito abbiamo sostenuto che la legge (come strumento, su questa materia) presentasse profili di incostituzionalità come abbiamo ampiamente illustrato nel corso della discussione in Consiglio regionale”.Lo affermano il capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio regionale toscano Vittorio Fantozzi e il consigliere regionale FdI Alessandro Capecchi.
“L’impugnazione è una facoltà del governo – prosegue – e se Roma si è mossa in questo modo significa che ci sono gli estremi giuridici per farlo: probabilmente la Regione Toscana deve essere meno politica e più attenta nel definire le materie in cui vuole intervenire. La decisione del Consiglio dei ministri non è né assurda né un’offesa per chi soffre, né una limitazione della potestà legislativa regionale, a differenza di quanto sta già affermando qualche esponente del Pd. Il suicidio assistito non è materia di competenza regionale, ma competenza legislativa esclusiva dello Stato e su questo adesso si pronuncerà anche la Corte. Inoltre la legge toscana fa venir meno il principio di uguaglianza tra i cittadini e non è chiaro a chi potrà applicarsi. La Regione Toscana ha voluto fare una forzatura squisitamente elettoralistica e finalizzata a strizzare l’occhio alla parte più di sinistra della coalizione e del partito di maggioranza regionale. Noi saremo sempre dalla parte della vita e riteniamo che una simile materia – che ha implicazioni etiche, sociali, sanitarie e giuridiche – non debba essere ridotta a merce di scambio per garantire gli equilibri interni ai governi regionali e ai partiti”
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