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Sanremo 2024, Irama secondo. Stefano Massini sul palco con Jannacci

Sanremo 2024, Irama secondo. Stefano Massini sul palco con Jannacci.

Irama secondo nella classifica provvisoria del Festival di Sanremo targato Amadeus dopo la seconda serata. Il cantautore di Carrara con la sua ‘Tu no’ irrompe in top five, premiato dal televoto e dal voto delle radio. Irama, Filippo Maria Fanti, secondo alle spalle della sorpresa Geolier, il napoletano Emanuele Palumbo. E davanti ad Annalisa, Loredana Berté, Mahmood.

Una serata con la grande emozione Giovanni Allevi.

E stasera giovedì 8 febbraio la Toscana sul palco con i Bnkr 44 con ‘Governo Punk’ la giovane band di Villanuova di Empoli che ieri sera ha presentato Gazzelle.

Toscana sul palco dell’Ariston giovedì 8 febbraio con Stefano Massini, il drammaturgo di Campi Bisenzio vincitore di ben cinque Tony Award e in prima fila in aiuto agli alluvionati della sua Campi.

Massini con Paolo Jannacci a Sanremo 2024 parla di morti sul lavoro col brano ‘L’uomo nel lampo’.

Una terza serata in cui, dopo Marco Mengoni e Giorgia, c’è Teresa Mannino nel ruolo di co conduttrice con Amadeus.

E mentre in questo Sanremo 2024 continuano le polemiche per John Travolta ospite e il suo Ballo del qua qua diventato Qua qua dance per l’occasione insieme a Fiorello ed Amadeus, arrivano nuove polemiche.

Direttamente dalla Toscana, precisamente da Castelfiorentino, dirette a Dargen D’Amico, protagonista a Sanremo 2024 col brano ‘Onda alta’. Dargen D’amico, rispetto a quanto detto la sera precedente “Cessate il fuoco” ci tiene a precisare dopo la sua esibizione martedì 7 febbraio: “Non volevo essere politico. Quando ho letto politico rispetto alle mie esternazioni mi sono preoccupato. Nella mia vita ho fatto tante ca**ate, ho commesso molti peccati anche gravi ma non ho mai pensato di fare politica”.

Alessio Falorni, sindaco di Castelfiorentino, in un lungo post via Facebook scrive giovedì 8 febbraio: “Oggi mi siedo alla mia scrivania, quella di sindaco di Castelfiorentino, con nelle orecchie la frase di ieri sera di Dargen D’Amico, che dopo averci deliziato con la canzoncina sull’onda alta ha pensato bene di scusarsi (non si sa con chi, peraltro) per la frase del giorno prima, del tutto condivisibile, sulle guerre nel Mediterraneo, con la seguente perla: “Ho fatto tante ca**ate, ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica”.

Né più né meno dell’opinione dell’italiano medio sulla politica, quindi non sarebbe niente di grave nell’arena mediatica.
Però, mentre sulla mia scrivania passano problemi che vanno da aree sotto disastro idraulico, a famiglie disagiate del territorio, non posso non riflettere sul fatto che in realtà dovrebbe essere considerata una frase schifosa, in un Paese che voglia dirsi civile e in un mondo che conservi un minimo di serietà.
Abbiamo in Italia avallato, con alterne vicende partitiche, una idea assolutamente malsana per la quale la politica sarebbe questa attività semi o totalmente illecita, gestita da piccoli uomini che perseguono attraverso frasi roboanti di richiamo ai valori, i propri altrettanto piccoli interessi personali.
In realtà, è una idea che può essere avallata solo da un piccolo popolo”.
Poi Falorni rivolto a Dargen D’Amico: “La politica, cioè l’occuparsi della Polis, della comunità, in tutte le sue sfaccettature, prendendone in carico problemi e risolvendoli, dovrebbe essere considerata una delle più nobili attività, forse la più nobile in assoluto. L’uomo è un animale politico, ricordava Aristotele. Nel senso che ha nella sua natura la propensione a occuparsi degli altri. E per farlo, tra l’altro, non è nemmeno necessario tesserarsi a un partito. Si può fare politica nelle associazioni, nel volontariato, perfino con le proprie scelte di consumo.
Abbiamo lasciato che di questa nobile attività se ne occupassero gli uomini più ignobili, e di questo, caro Dargen D’Amico, siamo complici esattamente come per te siamo complici delle morti nel Mediterraneo.
Perché è esattamente con questi messaggetti del ca**o, sparati nell’aere su un palcoscenico nazionale come Sanremo, giusto per grattare la pancina al “pueblo”, che convinciamo i cittadini, soprattutto quelli futuri, che questa attività vada fuggita come la peste. Che se ne debba occupare “qualcun altro”, in quanto non ci riguarda. Ed è esattamente per questo motivo che gli unici a occuparsene restano proprio solo e soltanto i piccoli uomini con proprio personale tornaconto.
Gli effetti di questo sono sotto gli occhi di tutti. Ed è un calcio in bocca a quella generazione, quella di mio nonno, partigiano che per la Resistenza ci rimise sette centimetri di gamba, che invece la politica la metteva anche nel caffellatte, perché sapeva che era lo strumento per cambiare il mondo.
Io vorrei, amico Dargen, che non ti dovessi vergognare di fare politica, ma anzi tu ne facessi più spesso (come in effetti l’hai fatta con la tua prima esternazione), te e come te tutti quelli che questa idea malsana la coltivano e la avallano a ogni piè sospinto. Mi divertirei di più anche io, invece di vederla praticata solo dalle medesime facce, in Italia, che conducono ai medesimi risultati mediocri.
Avremmo idee meno stereotipate, e quindi più profonde, su ciò che non va, e anche su quel che davvero possiamo fare per provare a cambiarlo.
Ne risulterebbe un Paese migliore”.

 

 

© Riproduzione riservata

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