FIRENZE – Una piccola rivoluzione sta per suonare nelle scuole toscane. L’educazione alimentare entra ufficialmente in classe. Una nuova legge regionale (la 48/2025) introduce lo studio della sana alimentazione come materia di studio.
L’annuncio è stato dato a Firenze, in un incontro promosso dall’Accademia della Cucina Italiana e Coldiretti Toscana.
L’obiettivo è chiaro: fermare le cattive abitudini fin da piccoli. Nel mirino ci sono i cibi ultraprocessati, considerati tra i principali nemici della salute. Si tratta di prodotti industriali ricchi di zuccheri, sale e grassi, responsabili di obesità, diabete e ipertensione.
I dati confermano l’urgenza. Queste malattie costano al sistema sanitario circa 300 euro l’anno per ogni cittadino. In Toscana, un adulto su due è a rischio cardiovascolare per eccesso di peso e il 36% è sovrappeso.
La situazione è critica soprattutto tra i giovani. Pochi mangiano frutta e verdura, mentre cresce il consumo quotidiano di snack e bevande zuccherate.
La nuova legge, entrata in vigore ad agosto, è stata ispirata da un progetto pilota di successo: il metodo EduAli, già attivo nelle scuole fiorentine. “I ragazzi faticano a riconoscere il cibo di qualità”, ha spiegato l’ideatore Donato Cretì.
La novità più importante della legge è l’introduzione di una figura inedita: l’educatore alimentare. Questo specialista lavorerà al fianco di insegnanti e personale sanitario per costruire percorsi formativi mirati.
“È un passo lungimirante – ha spiegato Paolo Pellegrini dell’Accademia della Cucina – Investire nelle scuole significa difendere la Dieta Mediterranea”.
Coldiretti, da parte sua, rilancia la battaglia per le mense scolastiche. L’associazione ha presentato un Manifesto per promuovere cibi a km zero e stagionali. L’obiettivo è abbandonare la logica degli appalti al massimo ribasso, che spesso danneggia la qualità del cibo.
“Le nuove generazioni non sono mai state così a rischio – ha avvertito Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Toscana – Stiamo assistendo alla sostituzione del cibo agricolo con prodotti industriali che creano dipendenza. Dobbiamo riportare al centro il cibo vero”.
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