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Dalle indagini sui cromosomi individuati sei discendenti diretti di Leonardo da Vinci

VINCI – Hanno preso il via gli scavi per la tomba della famiglia Da Vinci, documentata nella chiesa di Santa Croce a Vinci: i resti biologici saranno sottoposti ad analisi. Un grande disegno di Drago Unicorno nell’antico Castello di Vinci: è di Leonardo?

Genìa Da Vinci è il nuovo libro di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, pubblicato da Angelo Pontecorboli Editore con il sostegno della Richard Lounsbery Foundation e il patrocinio del Comune di Vinci, nell’ambito del Leonardo Dna Project.

La presentazione in anteprima del libro, che è in programma oggi (22 maggi) alle 21 al Teatro di Vinci in via Pierino Da Vinci 39, è stata anticipata in Palazzo medici Riccardi, nella sede della Città Metropolitana di Firenze, alla presenza degli autori e del sindaco di Vinci Daniele Vanni.

Da oltre cinquecento anni, Leonardo Da Vinci è l’artista, scienziato e inventore visionario celebrato per il suo straordinario talento e le sue sperimentazioni d’avanguardia. Oggi, un team internazionale di ricercatori è più che mai vicino a svelare i segreti biologici del più grande genio del Rinascimento.

Nel volume Genìa Da Vinci. Genealogia e genetica per il Dna di Leonardo, pubblicato da Angelo Pontecorboli Editore, il leonardista Alessandro Vezzosi e la storica Agnese Sabato, dell’Associazione Leonardo Da Vinci Heritage, presentano l’aggiornamento di trent’anni di ricerche genealogiche.

Pubblicato con il supporto del Comune di Vinci, il volume documenta un complesso albero genealogico che risale al 1331, attraversa 21 generazioni e coinvolge oltre 400 individui. L’opera costituisce la base per una delle più avanzate indagini storico-genetiche mai realizzate: la ricostruzione del profilo genetico di Leonardo.

Attraverso un’attenta analisi di fonti e documenti d’archivio – ora pubblicati nel volume – Vezzosi e Sabato sono riusciti a ricostruire la discendenza della linea familiare maschile a cui Leonardo apparteneva, identificando 15 discendenti in linea diretta maschile, parenti attuali, in via genealogica, del padre e del fratellastro di Leonardo, Domenico Benedetto.

Questo ha consentito a David Caramelli, coordinatore del progetto per gli aspetti antropologici e molecolari, presidente del Sistema Museale dell’Ateneo Fiorentino e già direttore del Dipartimento di biologia dell’università di Firenze e a Elena Pilli antropologa forense, di sottoporre sei di questi discendenti all’esame del Dna. L’analisi ha rivelato che porzioni del Cromosoma Y – utilizzate per il riconoscimento individuale –   coincidono tra questi individui, confermando così la continuità genetica della linea maschile della famiglia Da Vinci, almeno a partire dalla XV generazione.

Il volume conferma anche l’esistenza di una sepoltura della famiglia Da Vinci nella Chiesa di Santa Croce a Vinci, attualmente oggetto di scavi archeologici condotti sempre in collaborazione con l’Università di Firenze. Qui potrebbero essere stati sepolti anche il nonno di Leonardo, Antonio, lo zio Francesco e alcuni fratellastri di Leonardo: Antonio, Pandolfo e Giovanni, non documentati nella Badia Fiorentina. Una prima tomba è già stata individuata e i resti biologici sono attualmente in fase di analisi.

Nella chiesa di Vinci Alessandro Riga e Luca Bachechi, antropologi fisici del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e responsabili dello scavo, hanno recuperato alcuni frammenti ossei, alcuni dei quali sono stati sottoposti a datazione al radiocarbonio. Un reperto con data coerente con l’età dei presunti parenti di Leonardo è stato sottoposto ad indagini paleogenomiche tutt’ora in corso; i risultati delle analisi preliminari condotte da David Caramelli e Martina Lari, antropologa molecolare facente parte del team di ricerca, hanno indicato che si tratta di un individuo di sesso maschile.

“Sarà necessario svolgere altre analisi più approfondite che ci consentiranno di valutare se il Dna estratto dal reperto è sufficientemente preservato – afferma Caramelli – e successivamente, in base ai risultati ottenuti eventualmente procedere con le analisi dei frammenti del cromosoma Y per una comparazione con gli attuali discendenti”.
Se il cromosoma Y dei discendenti viventi venisse trovato anche nei resti più antichi delle tombe della chiesa di Vinci, confermerebbe l’accuratezza della ricostruzione storica attraverso i registri di morte, e degli esami con il georadar, e consentirebbe di approfondire l’esame del materiale biologico attribuito a Leonardo, o eventualmente delle tracce nei suoi manoscritti originali, aprendo la possibilità di ricostruire il suo Dna.

Lanciato nel 2016 e coordinato dalla Rockefeller University di New York, il progetto coinvolge il J. Craig Venter Institute della California, l’università di Firenze e altre istituzioni, con il supporto della Achelis and Bodman Foundation (New York), della Richard Lounsbery Foundation (Washington D.C.) e altri partner pubblici e privati.

Il punto di partenza scientifico del team si è basato su un’ipotesi tanto semplice quanto determinante: tracciare il cromosoma Y, che si trasmette inalterato da padre in figlio.
“Il nostro obiettivo nel ricostruire le vicende familiari dei Da Vinci fino ai nostri giorni, valorizzando e salvaguardando i luoghi legati a Leonardo, è finalizzata alla ricerca scientifica sul suo Dna – afferma Vezzosi – Attraverso il recupero del Dna di Leonardo, potremo comprendere le radici biologiche della sua straordinaria acutezza visiva, della creatività e, forse anche della sua salute e le cause della sua morte.”

Anche una minuscola impronta su un foglio potrebbe contenere cellule da sequenziare. La biologia del XXI secolo sposta il confine tra l’inconoscibile a ciò che è semplicemente ignoto – osserva Jesse H. Ausubel della Rockefeller University e direttore del progetto – Presto potremmo ottenere informazioni su Leonardo e su altri personaggi del passato che si credevano perdute per sempre”.

Rivelazioni sorprendenti

Le rivelazioni del libro non si limitano alla genetica: in 21 capitoli, il volume accompagna il lettore in un viaggio rigoroso e affascinante tra genealogia, storia e geografia, per riscoprire l’ambiente in cui si formò Leonardo.

Attraverso lo studio degli antichi catasti, gli autori rintracciano ben sette dimore della famiglia Da Vinci nel borgo e nel castello di Vinci, e due case appartenute a Leonardo stesso, ereditate dallo zio Francesco, e che furono oggetto di una lunga disputa con i suoi fratellastri.

Particolare attenzione è riservata a due figure fondamentali: il nonno paterno Antonio – non un semplice agricoltore bensì un mercante viaggiatore tra la Spagna Catalana e il Marocco – e la madre di Leonardo, Caterina. Grazie a un’accurata analisi delle ricerche esistenti, delle fonti e dei documenti d’archivio, la figura di Caterina emerge sempre più chiara – e non romanzata – è sempre più plausibile la sua identificazione con la schiava al servizio del ricco banchiere Vanni di Niccolò di ser Vanni. Sono una serie di atti testamentari e di donazioni a documentare, dal 1449, i rapporti tra quest’ultimo (morto nel 1451) e il giovane notaio ser Piero, suo esecutore testamentario.

Un “Drago unicorno” di Leonardo?

Tra le novità più sorprendenti, gli autori pubblicano per la prima volta lo studio che ipotizza l’attribuzione a Leonardo di un misterioso disegno a carboncino di rara intensità espressiva, rinvenuto sulla cappa del camino di un antico edificio di Vinci (l’ex casa Bracci), oggi di proprietà del Comune.

La creatura fantastica è caratterizzata da notevoli elementi iconografici (per quanto resi poco leggibili dal passare del tempo): corno a spirale sulla testa, muso allungato e becco arcuato, denti ricurvi, lingua infuocata, zampe artigliate, orecchie appuntite, scaglie prominenti su dorso e collo, ala membranosa a ventaglio con dita alari – che anticipano studi sul volo di uccelli e pipistrelli – e coda serpentina.

Per queste tracce figurative, Vezzosi e Sabato hanno denominato l’opera “Drago unicorno”. Suggestivo, in particolare, il confronto con un dettaglio del foglio di Windsor RL 12370, databile agli anni Settanta del 1400.

L’ipotesi attributiva è attualmente condivisa anche dalla direttrice del Museo e della Biblioteca Leonardiana, Roberta Barsanti e dal Sindaco di Vinci, Daniele Vanni. Il Comune di Vinci ha programmato esami scientifici e il restauro del grande disegno (circa 80×70 cm) a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.

Leonardo, precursore dell’epigenetica?

Il libro suggerisce che Leonardo avesse intuito concetti che oggi definiamo “epigenetici”. Nei suoi scritti sull’ereditarietà, riflette sull’influenza dell’alimentazione, del sangue e del comportamento dei genitori sui figli – osservazioni ancora attuali.

“Leonardo si interrogò sull’origine dell’essere umano non solo da un punto di vista biologico: nei suoi studi sulla generazione, il concepimento diventa un atto complesso in cui natura, affetti e destino si intrecciano anticipando temi che oggi rientrano nel dibattito tra genetica ed epigenetica”, spiega Agnese Sabato.

Verso un ritratto genetico

Il capitolo finale esplora suggestive somiglianze tra alcuni discendenti attuali e il celebre autoritratto di Leonardo, come spunto evocativo. Le ambizioni scientifiche del progetto restano però centrali. Se si riuscirà a sequenziare un numero sufficiente di frammenti di Dna, i ricercatori potrebbero offrire nuove conoscenze sul patrimonio genetico di Leonardo, sui suoi tratti fisici e forse anche sulle vulnerabilità che hanno influenzato la sua vita e il suo lavoro.

“Non si tratta solo dell’autore della pittura più famosa al mondo”, conclude Jesse Ausubel. “È una sfida per ridefinire i limiti della conoscenza storica e del patrimonio culturale”. La possibilità di ricostruire il profilo genetico di Leonardo rappresenta un traguardo di rilievo internazionale, sia per la ricerca scientifica che per la valorizzazione del patrimonio storico e identitario.

Per la piccola città toscana di Vinci, che accolse un bambino illegittimo e molto speciale di nome Leonardo, l’eco della sua “voce genetica” attraverso i secoli è oggi fonte di profondo orgoglio e rinnovato stupore.

La ricerca storica sarà anche alla base di un documentario in preparazione e di una produzione cinematografica internazionale.

La presentazione in anteprima del libro è in programma al Teatro di Vinci oggi (22 maggio).  E una cosa appare ancor più certa: la conoscenza di Leonardo Da Vinci è tutt’altro che conclusa.

REDAZIONE

© Riproduzione riservata

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