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Povertà e welfare, appello da Opera Santa Croce

FIRENZE – Povertà e welfare, appello da Opera Santa Croce
Povertà e welfare, la sfida alle nuove povertà chiede un welfare innovativo – che veda protagoniste, istituzioni, Terzo Settore e imprese – e, insieme, il recupero del messaggio di Francesco d’Assisi, sempre attuale, che invita a condividere la marginalità. È la raccomandazione risuonata nel cenacolo di Santa Croce nel corso della giornata di dialogo su La povertà, una realtà antica e nuova, promossa dall’Opera di Santa Croce con la Comunità dei Frati Minori conventuali. Che si è aperta con i saluti di padre Giancarlo Corsini, rettore della Basilica, della presidente dell’Opera di Santa Croce, Cristina Acidini e dell’assessore al Welfare del Comune di Firenze, Sara Funaro.
L’obiettivo era guardare alla povertà senza retorica, nella sua complessità, con l’impegno di cercare ragioni e risposte. ‘Superando un approccio superficiale o strumentale vogliamo capire per fare – ha spiegato il consigliere dell’Opera, Paolo Ermini – proprio in Santa Croce che da secoli diffonde il messaggio di Francesco e, attraverso i Grandi che qui sono sepolti, fa appello all’impegno civile di tutti noi”.
Una giornata di impegno, dunque, per passare, come ha affermato nelle conclusioni il consigliere Giulio Conticelli, “dall’angoscia alla speranza, attraverso la riflessione razionale e il sentimento religioso”.
Certo la povertà è un tema molto scomodo. Come ha messo in evidenza Ferruccio de Bortoli  “La povertà è oscena e non la vogliamo vedere, è una realtà sempre d’attualità ma non viene mai considerata un’emergenza, perché i poveri non costituiscono una lobby e neppure una categoria politica o merceologica”.
Il dialogo è partito proprio dai poveri e dalla povertà, così come sono stati raccontati nel corso dei secoli dai grandi artisti – da Giotto a Simone Martini, da Masaccio a Raffaello – come ha spiegato con dovizia di particolari la presidente dell’Opera, Cristina Acidini. E le opere d’arte sono state per secoli, come ha messo in evidenza il professor Enzo Ciconte (Università di Pavia), una fonte fondamentale per comprendere il fenomeno della povertà.
Come si affronta la povertà di oggi?  “La carità, quella con la C maiuscola, può e deve entrare in un progetto politico –  ha affermato Stefano Zamagni, docente di Economia civile e presidente emerito della Pontificia Accademia di Scienze sociali – la povertà non si può sconfiggere con  il bonus o con un sussidio, non è questo il modo di affrontare il problema, è necessario un nuovo welfare, non assistenzialistico, che mira a migliorare  non tanto le condizioni di vita delle persone ma le loro capacità di vita delle persone: mi prendo cura di te e ti inserisco in un percorso al termine del quale tu non avrai più bisogno di chiedere l’elemosina. Ecco cos’è la carità”.
Della necessità di un nuovo welfare, anzi di un “secondo” welfare, ha parlato anche Franca Maino dell’Università di Milano. “La povertà ha tante dimensioni e sono necessarie soluzioni specifiche e sempre più integrate – ha messo in evidenza – per fare questo non basta il sostegno delle istituzioni pubbliche ma, in una logica sempre più coordinata e sinergica, serve il contributo di una pluralità di attori: il mondo del Terzo settore, il mondo produttivo e delle le imprese, la società civile nel suo complesso”.
Ci sono da fronteggiare insieme povertà e disuguaglianze che riguardano prima di tutto minori e ragazzi, in Italia e in Europa. È il forte invito che è venuto da Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, che ha illustrato il Rapporto sulle disuguaglianze della Fondazione Cariplo. Intanto Maria Stella Rognoni dell’Università di Firenze ha invitato “a guardare all’Africa, alle nuove forme di socialità delle sue comunità che si propongono come modello positivo”.
Di fronte ai mutamenti e alla necessità di cambiare passo il messaggio di Francesco d’Assisi resta sempre attuale. Lo ha spiegato monsignor Felice Accrocca, arcivescovo metropolita di Benevento: ‘Il messaggio di Francesco è attuale perché propone un progetto d’amore: Francesco capovolge i valori, sceglie lui stesso la povertà, sceglie la condivisione della marginalità, diventa povero tra i poveri; non solo, basandosi sulla visione dei Padri, evidenzia che l’elemosina costituisce la restituzione di ciò che appartiene anche ai poveri, la giustizia dovuta”.
—Cultura ed EventiCINZIA GORLA

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