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In Toscana rischio infiltrazioni criminalità organizzata

Rischio infiltrazioni criminalità organizzata in Toscana.

E’ quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia Direzione investigativa antimafia presentata dal ministro dell’interno e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso del secondo semestre del 2021.

La crisi per mancanza di liquidità delle imprese toscane, soprattutto nei settori turistico-alberghiero, manifatturiero, del commercio e della ristorazione “lascia spazio di manovra alle organizzazioni criminali forti dell’elevata disponibilità economica che consente di operare in sostituzione o in aggiunta allo stato sociale”.

In Toscana “sembra confermata la rilevanza di esponenti legati a camorra e ‘ndrangheta”.

Tra le mafie straniere, le compagini di etnia albanese continuerebbero a mantenere un ruolo primario in molte attività nel distretto del tessile abbigliamento che coinvolge l’hinterland fiorentino, in particolare Sesto e Campi Bisenzio, fino ad abbracciare la provincia di Prato e Pistoia.

Si conferma strategico il ruolo del porto di Livorno per il narcotraffico gestito da ‘ndrangheta.

La Toscana “ha continuato a subire le conseguenze della crisi causata dalla pandemia da Covid 19″, si legge nella relazione, che non esita a richiamare le parole dette all’inaugurazione dell’anno giudiziario dall’allora Procuratore generale della Corte di Appello di Firenze Marcello Viola, ora procuratore a Milano, che aveva denunciato “anche in Toscana l’esistenza di meccanismi di infiltrazione delle diverse mafie, altrettante pervasive di un virus, nei circuiti dell’economia legale e nel tessuto dell’economia locale con molteplici e diversificati investimenti” al solo fine di “riciclare denaro proveniente dalle più varie attività criminali”.

Le indagini della Dia, anche nel secondo semestre 2021, “sembrano confermare la presenza e l’operatività di elementi contigui alle organizzazioni criminali mafiose i quali gestirebbero, talvolta in sinergia con soggetti autoctoni, numerose attività illecite con lo scopo di ottenere il massimo profitto nei settori di maggior interesse quali gli appalti pubblici, la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, nonché il campo turistico alberghiero”.

In Toscana “sembra confermata la rilevanza di esponenti legati a camorra e ‘ndrangheta”.

Tra le mafie straniere, le compagini di etnia albanese continuerebbero a mantenere un ruolo primario in molte attività nel distretto del tessile abbigliamento che coinvolge l’hinterland fiorentino, in particolare Sesto e Campi Bisenzio, fino ad abbracciare la provincia di Prato e Pistoia.

Si conferma strategico il ruolo del porto di Livorno per il narcotraffico gestito da ‘ndrangheta.

 

 

 

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