CALENZANO – Nuovi reati contestati all’Eni dopo l’esplosione nel deposito di via Erbosa a Calenzano dello scorso 9 dicembre.
Sulla base degli esiti di una consulenza tecnica e di ulteriori accertamenti espletati la procura di Prato, con l’informazione di garanzia e decreto di perquisizione, ispezione e sequestro, ha contestato agli appartenenti alla società Eni spa un ulteriore reato, consistito nell’aver provveduto ad aprire o, comunque, consentito che venissero effettuati nuovi scarichi di acque reflue industriali nel fosso Tomerello, senza l’autorizzazione unica ambientale prescritta (Aua), che avrebbe dovuto essere rilasciata dalla Città Metropolitana di Firenze, mediante l’impiego di un bypass che mette in comunicazione la vasca di fine trattamento del ciclo con il fosso.
L’azienda avrebbe permesso, secondo l’accusa, in particolare, lo scarico di acque reflue che hanno determinato una concentrazione di idrocarburi totali nel fosso in questione maggiore del limite autorizzato allo scarico stesso (limite corrispondente a 1 milligrammo per litro per la normativa nazionale e 0,5 milligrammi per litro per la prescrizione).
Gli indagati sono Patrizia Boschetti, in qualità di legale rappresentante e datore di lavoro nell’ambito della Gestione operativa depositi Centro Eni Spa, con competenza anche sul deposito Eni di Calenzano; Luigi Cullurà, in qualità di responsabile del deposito Eni di Calenzano, nonché di responsabile del rispetto della legislazione a tutela dell’ambiente; Emanuela Proietti, in qualità di responsabile salute sicurezza e ambiente (Health Safety Environment – HSE), titolare degli adempimenti ambientali, della verifica dei parametri analitici, della corretta gestione dei reflui, dei sistemi antincendio, della presenza di scarichi non convogliati, di contaminazioni da tensioattivi e di sistemi di autocontrollo non attivi; Marco Bini, in qualità di responsabile della rete fognaria, delle pavimentazioni e delle infrastrutture.
Al fine di verificare la completezza delle risultanze acquisite sino a oggi e per appurare se sia stato prodotto un inquinamento ambientale nelle acque sotterranee e nelle arterie fluviali (fiumi e fossi) circostanti al deposito, si è proceduto a eseguire un decreto di ispezione, perquisizione personale, locale e informatica e sequestro alla Eni spa, compreso il deposito di Calenzano, nonché ad acquisire la documentazione inerente al procedimento autorizzativo che ha portato al rilascio dell’Aua (Autorizzazione Unica Ambientale) per il deposito, negli uffici della Città Metropolitana e questo per appurare, fra l’altro, se sia stata rilasciata con specifico riferimento allo scarico nel fosso Tomerello.
Inoltre si è provveduto ad acquisire i dati gestionali, i log operativi e la documentazione di esercizio, relativi all’impianto di raccolta delle acque, gli schemi di processo dell’impianto di trattamento delle acque e tutta la documentazione afferente a detto impianto, nonché i risultati dei campionamenti effettuati da Eni sia per la parte del sistema di trattamento sia per quella che riguarda il fosso Tomerello e le fatture di acquisto dei prodotti impiegati nel ciclo del trattamento delle acque dell’impianto di depurazione del deposito Eni di Calenzano.
Le risultanze e gli accertamenti espletati nella giornata odierna sono il frutto di un intenso lavoro effettuato con la massima cautela e attenzione alla ricerca di ogni elemento di prova anche a favore degli indagati, al quale hanno contribuito e stanno contribuendo qualificati consulenti tecnici, gli appartenenti al Dipartimento della prevenzione dell’Asl Toscana Centro, dei Carabinieri del nucleo unvestigativo Reparto operativo del Comando provinciale di Firenze e del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri (Noe).
REDAZIONE